Aumentano anche le donne che si affacciano nel mondo delle ultramaratone, in occasione della 100km del Gargano, ho auto modo di incontrare Maria Moramarco facendo dei tratti di corsa assieme ed osservando la sua corsa, il sostegno da parte di amici che riceveva.
Osservando questo mondo sembra impossibile percorrere queste lunghissime distanze ma bisogna sapere che ci si arriva a piccoli passi, step by step, rispettando i propri tempi.
Diversamente dalle comuni gare di corsa e podismo, in queste gare lunghe il tempo da impiegare passa in secondo piano, si pensa prima di tutto a completare la gara, a portare a termine la lunga distanza, ad arrivare da un posto ad un altro lontanissimo, oppure a fare più giri di un percorso misurato il più volte possibile.
Così interessato al mondo degli ultramaratoneti gli ho chiesto di rispondere a domande inerenti la pratica e la passione di questo sport che riporto di seguito.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Quel senso di libertà, di protagonismo, anche se è solo a livello personale, non esternato. Mi fa molto piacere soprattutto dimostrare a tante donne che restano dietro la finestra per paura di essere viste e giudicate che cambiare si può. Vorrei far capire loro che le mie non sono imprese, ma semplice passione di correre, che mi fa stare bene sia sola che con gli altri.”
Sperimentare l’ultramaratona per Maria è sentirsi libera di fare quello che gli pare che può essere considerato difficile, impegnativo, usurante, ma è una sua scelta che le soddisfa e dove sperimenta sensazioni importanti ed uniche fatte di fatiche e di soddisfazioni nell’essere protagonista.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Non ci penso più di tanto, con impulsività mi butto in queste sfide con me stessa e lascio fare il resto all’adrenalina.”